Tra la fine del X° e il principio dello XI° secolo, a seguito della divisione della Marca di Aleramo (il leggendario capostipite dell’omonima, illustre casata, già cantato da Giosuè Carducci in una celebre poesia), il Marchesato del Monferrato ebbe grande importanza nella controversa storia del Piemonte medievale e moderno.

Il Marchesato aleramico combatté numerosi conflitti contro i vicini Comuni di Asti, Alessandria e Vercelli, bramosi d’impadronirsi del suo fiorente territorio e della sua ricca economia agricolo-feudale.
Nel 1305 il potere passò alla dinastia dei Paleologhi bizantini fino al 1533.

Col tempo, i confini politici del Monferrato si estesero ad Acqui (1345), Alba (1369), Casale (1404), mentre gli effetti dell’invasione degli eserciti sabaudi (1431 – 1435) furono contenuti da un sagace piano di alleanze concluse sia con l’Impero sia con la Francia.

Con l’estinzione dei Paleologhi, il territorio monferrino fu conteso tra gli stessi Savoia e i Gonzaga di Mantova: l’arbitrato dell’Imperatore CarloV° assegnò il potere ai Signori lombardi, inaugurando, peraltro, un periodo di declino storico per la regione, eretta sì a Ducato, ma improvvidamente frantumata in men che minuscoli feudi, nonché ridotta a rovinoso campo di battaglia degli eserciti francese e spagnolo.

Le mire espansionistiche dei Savoia sul Monferrato provocarono due nuove guerre nel XVII° secolo: con la seconda, Carlo Emanuele I° di Savoia ottenne importanti concessioni territoriali, fra cui Trino (a occidente) e Alba (a Sud-Est).

Con i Gonzaga-Nevers si consuma il passaggio transitorio di Casale e dell’intero Ducato alla Francia del Re Sole: le alterne vicende dello scacchiere politico-militare europeo assegneranno, infatti, già dal 1708 il Monferrato a Vittorio Amedeo II° di Savoia: da allora in poi, il Monferrato seguirà le sorti del nascente Regno di Sardegna e della futura Italia unita.